La realtà immaginata di Gloria Piardi

Giangiorgio Pasqualotto

Fin dall’inizio della sua storia, la fotografia, anche quando ha inteso essere solo illustrativa, ha sempre prodotto immagini che vanno oltre la semplice riproduzione della realtà. Già l’inquadratura implica la creazione di uno spazio irreale, fittizio. E poi la luce, i tempi di esposizione, la scelta della carta e del tipo di stampa fanno il resto, sempre rinforzando lo spessore creativo dell’arte fotografica. L’avvento dei mezzi informatici ha introdotto sistemi di intervento sulle immagini fotografiche talmente sofisticati che l’originaria ‘vocazione’ creativa del fotografare si è intensificata in modo esponenziale.

Gloria Piardi sembra aver colto le potenzialità dell’arte fotografica nelle principali fasi della storia di quest’arte: così le immagini non trattate, ‘realistiche’ (un particolare di arredamento, una parte superstite di una baracca rubata alla spiaggia dal mare, una pecora dietro una staccionata, un soffitto azzurro trafitto da una lampada bianca, una parete bianca trafitta da feritoie scure, il fianco di un grattacielo traforato dalle geometrie di finestre e spigoli, ecc.) possono venire colte e disposte in un’ideale sequenza di progressiva astrazione dove, però, non viene mai a mancare il riferimento alla realtà fisica, alla vitalità dei colori naturali e alla forza delle forme materiali. Il senso e il valore di questa progressiva ‘purificazione’ dai nessi che legano le cose alla contingenza del mondo si rivelano ancor più decisi nelle immagini trattate, dove i mutamenti cromatici rendono gli oggetti (un ponte o un grattacielo) fenomeni surreali, sospesi in una condizione in cui i tempi e gli spazi degli uomini non esistono più.

A questa direzione verso immagini sempre più rarefatte si affianca quella opposta, verso immagini che, grazie soprattutto ai processi di saturazione utilizzati, mostrano la trama interna delle cose fino al punto da dissolverne la forma e da renderle, quindi, irriconoscibili. Questa stessa direzione verso l’interno della realtà si evidenzia nelle immagini in cui l’ombra delle cose acquista una densità tale da renderle consistenti quanto le cose stesse, se non di più. In tal modo questa serie di ‘scatti’ di Gloria Piardi ci dicono anche, senza ricorrere a parole (nemmeno a quelle di titoli e didascalie), che le immagini della fotografia non possono mai ridursi a semplici illustrazioni del mondo reale, ma, nel contempo, non autorizzano alcun semplice dissolvimento del mondo nell’evanescenza della pura immaginazione.